mercoledì, giugno 28, 2006

Ardha Matsyendrasana.



Come tutte le asana anche questa è il frutto di una profonda conoscenza dei meccanismi del corpo, della sua fisiologia e dell'energetica, oltre che rappresentare un'allegoria di stati interiori. L'Ardha Matsyendrasana è dedicata nel nome a Matsyendra, il mitico essere divino dalla forma di pesce che per primo ricevette gli insegnamenti dello Yoga dal Dio Shiva, e si lega al simbolismo della spirale: il corpo infatti, nell'assumere l'asana, riproduce proprio questo tipo di figura ascendente. La spirale indica evoluzione: la rotazione su sé stessa più volte, dal basso verso l'alto, allude alla crescita per stadi successivi, un eterno ritorno a livelli diversi. Lo sguardo di chi entra nella posizione, notiamo inoltre, non è volto in avanti - come nella coscienza ordinaria - bensì all'indietro: ciò significa avere un punto di vista diverso, controcorrente, capace di accogliere flessibilmente aspetti normalmente nascosti del reale. Credo che anche nella normale psicosomatica la flessibilità della spina dorsale e del collo in particolare indichino una certa ampiezza, una morbidezza di vedute, la possibilità di accogliere il nuovo senza rigidità e paure. Nel riprodurre l'asana ci si concentri proprio su questo vedere le cose da un'angolazione nuova e ulteriore, su questo cambiamento del livello di esperienza. Non a caso Matsyendrasana porta il nome del primo Yogi, colui che emergendo dall'oceano osservò e imparò la scienza di Shiva. Egli attualizzò proprio quanto andiamo dicendo: uscire dal divenire per scorgere l'essere...