giovedì, marzo 23, 2006

Bhujangasana.


La "posizione del cobra" è complementare alla precedente, essendo un esercizio in cui si inarca la colonna vertebrale all'indietro. La dinamica del movimento che porta alla posizione finale, inoltre, suggerisce proprio un innalzarsi, un ergersi della parte superiore del corpo - a somiglianza del serpente del quale porta il nome. La forza Kundalini viene immaginata nello Yoga come un serpente dormiente alla base della spina dorsale - nel plesso sacrale - che, risvegliata attraverso la pratica, percorre le vertebre dorsali risalendo lungo i chakra e li attiva, culminando poi in quello al vertice del capo - il Sahasrara: il destarsi e sollevarsi dell'energia serpentina viene, dunque, efficacemente rappresentato nell'asana che stiamo esaminando. Inoltre, se il Paschimottanasana può essere messo in relazione simbolica con l'occidente, il calare del Sole e l'inizio del suo percorso notturno, viceversa il Bhujangasana descrive l'elevazione dell'astro al di sopra e al di fuori delle tenebre e della dimensione sotterranea. E' la trasformazione della coscienza e, di conseguenza, della realtà.

martedì, marzo 21, 2006

Paschimottanasana.


"Paschimottanasana" significa in sanscrito "posizione dell'occidente". Il motivo di questo nome va ricercato nell'orientazione del praticante yoga, il quale tradizionalmente esegue i suoi esercizi fisici e spirituali rivolto ad oriente e cioè verso il sole nascente: il momento in cui l'astro sorge dalla simbolica profondità della Terra è quello in cui la luce vince sulle tenebre, lo spirito sulla materia, l'immortalità sulla mortalità, e via dicendo. L'est, l'oriente, dunque, è in analogia con gli scopi stessi della disciplina yoga. Però lo yogi deve tener conto anche dell'ovest simbolico, cioè del tramonto del sole, del confronto con l'oscurità e la limitazione. Poiché il praticante guarda concretamente e ritualmente ad est, la sua schiena è ovviamente rivolta ad occidente: è il "retro", la "posteriorità" di cui egli stesso è meno cosciente, ciò su cui può agire in minor grado e che non può guardare direttamente. Ecco quindi che paschimottanasana viene ad essere un profondo stiramento proprio di questa zona "occidentale", là dove si trova anche la spina dorsale - sede delle nadi (canali energetici) principali che veicolano il risveglio di kundalini, cioè della consapevolezza. L'anzidetto stiramento si compie, in effetti, come una sorta di inchino mediante il quale la testa viene portata fra le ginocchia e le mani afferrano i piedi: per analogia è una rappresentazione del sole (il capo, la testa) che si immerge nell'oscurità del suolo (gambe, piedi) e, quindi, una raffigurazione del tramonto, dell'occidente. Yogi Bhajan diceva questa posizione sviluppa l'umiltà. In effetti è proprio dalla capacità di immergersi negli aspetti difficili, oscuri della vita e nella paziente umiltà che si dimostra nell'accoglierli, che essi possono essere trasmutati, sublimati, superati. Le posizioni yoga sono, in sostanza, simboli corporei e questa esaminata allude ad una estrema flessibilità, alla capacità di chinarsi, di prendersi cura degli elementi meno esaltanti e più concreti dell'esperienza.

giovedì, marzo 02, 2006

Amrit Vela.


Amrit Vela significa, più o meno, "l'ora d'ambrosia", "il tempo del divino nettare". E' il termine adoperato dai Sikh per indicare il momento più adatto per la meditazione e la preghiera: dalle 3 alle 6 del mattino. L'orario coincide con quello di moltissime tradizioni, sia legate all'oriente, per esempio l'induismo, che in relazione con la vita monastica degli ordini religiosi occidentali: in quel momento, sia pure con spiegazioni differenti, un pò tutti quanti pensano che accada qualcosa o, quantomeno che la possibilità di entrare in contatto con sé stessi, con la dimensione divina, sia facilitata. Anche a me, quando praticavo lo Yoga Kundalini, fu insegnato ad alzarmi prestissimo, prima dell'alba. Dopo alcuni esercizi preliminari atti a favorire il risveglio e un'abluzione con acqua fredda, si cominciavano le pratiche: il lavoro sul corpo attraverso movimenti e respirazioni, e sulla mente con tecniche matriche e meditative. Devo ammettere che, nonostante la fatica e lo shock ineliminabile nell'alzarsi a quell'ora, i risultati li ho sperimentati: ho potuto apprezzare alcuni dei momenti più belli e suggestivi mai provati nell'esecuzione delle pratiche yogiche. I Sikh di Yogi Bhajan, inoltre, erano - e credo siano tuttora - particolarmente inseriti nella vita lavorativa e quotidiana, per cui dopo la Sadhana del mattino (momento, tra l'altro, di riunione con tutti i membri della comunità) ognuno affrontava le proprie attività sociali e concrete. Poiché il Kundalini Yoga è piuttosto energetico, tali attività - almeno nelle intenzioni - risultavano potenziate. Oggi, confesso, mi rimane il rimpianto di quei momenti - perché, invece, trovo molto difficile inserire nei miei ritmi una levataccia di quel genere, pur alzandomi comunque abbastanza presto. Beh, per un periodo si potrebbe sempre fare: è un'ottima pratica. Provare per credere!

mercoledì, marzo 01, 2006

Introduzione


La mia esperienza nell'ambito dello Yoga è stata relativamente articolata, nel senso che ho praticato diverse forme di questa disciplina - sia pure in maniera limitata e discontinua. Quella che ho frequentato di più nella pratica è stato il Kundalini Yoga insegnato da Yogi Bhajan. Si tratta di una elaborazione per certi versi geniale di antiche discipline da parte di questo Yogi appartenente al Sikh Dharma, il quale credo abbia inteso strutturare una forma yogica moderna, rapida ed efficace, adatta alla nostra vita occidentale caotica e stressata. Lo Yoga Kundalini si presenta come un insieme di tecniche abbastanza diverse dal classico e più conosciuto Hatha Yoga. La differenza sta soprattutto nella dinamicità degli esercizi e nello sforzo che spesso bisogna fare per attuarli, cosa che generalmente è totalmente assente nell'Hatha Yoga. In questo sito blog vorrei parlare di queste tematiche e di altre nello stesso ambito, naturalmente sempre secondo la mia limitata esperienza e la mia personalissima comprensione, senza alcuna pretesa: soltanto per riflettere a modo mio su argomenti che mi hanno molto interessato e che ancora fanno parte sia del mio bagaglio che della mia ricerca attuale.