giovedì, dicembre 20, 2007

Baduanjin.


Sto praticando una serie di esercizi cinesi che va sotto il nome di "Baduanjin" che significa "gli otto pezzi di broccato". Il nome è immaginifico e fantasioso come tante cose che vengono dalla cultura cinese e, contemporaneamente, sempre in linea con questa cultura, indica una tecnica molto semplice ed efficace. Ci si può sorprendere della semplicità di questi esercizi, soprattutto se si conosce la loro storia e i benefici decantati: essi hanno ridato forza e vitalità, si dice, ad antichi asceti meditanti, costretti a lunghi periodi di immobilità. Forse, addirittura, si tratta di una serie di esercizi all'origine dell'attività ginnica degli Shaolin. Così si dice. Esistono anche altri racconti altrettanto suggestivi, però - per tornare a noi - devo dire che in un primo momento questi movimenti sembrano eccessivamente semplici. Viene da pensare che possano essere incompleti nel favorire una buona forma fisica. Eppure posso testimoniare che eseguendoli con costanza, cercando di migliorare e incrementare la loro esecuzione, ponendo attenzione alla giusta concentrazione e alla respirazione correlata, si comincia gradualmente - dopo qualche giorno - a percepire una sensazione di grande vitalità fisica e mentale: in breve si sente che fanno bene! Conosco i baduanjin da molti anni, ma è la prima volta che li sto utilizzando per una pratica regolare e costante. Non posso ancora dire molto di più, essendo in una fase di sperimentazione. Però comincio davvero a credere che l'effetto di questi semplici movimenti non sia tanto limitato e superficiale come si può pensare. Mi riprometto di scriverme ancora.

martedì, novembre 13, 2007

Lo Yoga e i Dieci Mondi del Buddha.



Nel buddismo si parla dei Dieci Mondi come di differenti stati di coscienza. I primi sei - denominati Inferno, Avidità, Animalità, Collera, Tranquillità ed Estasi - descrivono i livelli ordinari della consapevolezza oscillanti fra sofferenza e piacere, depressione ed esaltazione: essi sono una descrizione del Samsara, il ciclo di nascita e morte. La caratteristica principale dell'esperienza in questi stati è di essere condizionati dagli avvenimenti e dipendenti dalle circostanze. I quattro Mondi successivi - detti anche i "quattro nobili sentieri" - rappresentano in progressione la libertà e l'indipendenza della consapevolezza, una stabilità interiore rispetto agli eventi della vita: si tratta dei Mondi denominati di "Apprendimento", "Realizzazione", "Bodhisattva" e "Buddhità". Senza entrare nel dettaglio, ma utilizzando questa visione buddista come una guida per comprendere, vorrei fare qualche riflessione sullo Yoga e le discipline consimili. Dal punto di vista dei Dieci Mondi, le tecniche yogiche sono un elaborato e raffinato sistema per rendersi gradualmente indipendenti dai sei stati samsarici: si diventa meno depressi (Inferno) e insoddisfatti (Avidità); le componenti istintuali e fisiologiche (Animalità) vengono disciplinate e poste sotto controllo, come anche l'esaltazione dell'io egoistico (Collera) ai danni degli altri o dell'ambiente. Il Mondo di Tranquillità (detto anche di Umanità) viene equilibrato a favore delle sue componenti ragionevoli e pacifiche e depurato di quelle passive e indolenti; inoltre si diventa meno trascinati anche dalle eccitazioni passeggere (Estasi) e non si indulge nell'uso di stimolanti e droghe consimili.
Lo Yoga, inoltre, essendo una disciplina, si basa fortemente sul primo dei Quattro Nobili Sentieri, l'Apprendimento, dove si studia e si impara dagli altri. Gradualmente si sviluppa il Mondo di Realizzazione, con conquiste ed esperimenti personali, con realizzazioni mistiche e visioni autonome della vita - frutto della propria ricerca personale. A questo punto, però, potrebbe risolversi o concludersi tutto il percorso di queste tecniche, potrebbe delimitarsi il loro ambito. Il Mondo successivo, quello di Bodhisattva (cioè dell'aiuto disinteressato agli altri), è quello degli Istruttori, dei Maestri, o anche - più semplicemente - degli insegnanti. La mia opinione personale è che, al di là delle individuali propensioni, la disciplina yogica in sé pone meno l'accento su questo livello rispetto allo sviluppo delle capacità di Apprendimento e di Realizzazione, riservando a particolari individui oppure ad uno stadio molto avanzato della pratica la piena realizzazione della coscienza del Bodhisattva. Così anche nella Buddhità - sempre secondo la mia personale opinione - esiste un elemento rivoluzionario che non è subito e sempre evidente nello Yoga: quello della Saggezza-Coraggio-Compassione applicate alla vita nel suo complesso, anche quella quotidiana, anche relativamente ad ambiti apparentemente diversi da quello della ricerca spirituale. Un Buddha, il Mondo di Buddhità, non divide fra spirito e materia, fra divino e umano, fra individui straordinari e individui comuni, ma abbraccia in sé l'interezza della vita e, per questo, è gioiosamente aperto a tutti gli individui e tutti i momenti rappresentati dagli altri Nove Mondi. Lo Yoga, io credo, mira come tutte le religioni, le filosofie e le tecniche auto-conoscitive, allo stato di Buddhità - inteso nella sua essenza, anche al di fuori del linguaggio e del contesto buddista, come una condizione di piena felicità. Tuttavia il suo itinerario disciplinare conduce con chiarezza e metodo fino al Mondo di Realizzazione, e questo è già molto, lasciando a successivi sviluppi gli ulteriori ed eventuali salti qualitativi.

martedì, agosto 21, 2007

Hatha Yoga



Sembra che Ha indichi il sole e Tha la luna: ha-tha, dunque, rappresentrebbe l'equilibrio delle opposte polarità. L'Hatha Yoga è la forma di Yoga più conosciuta in occidente, almeno fino a qualche tempo fa, ed è stata la prima ad esservi introdotta. Il veicolo dell'interesse di noi occidentali è stato inizialmente, per lo meno ad un livello comune e superficiale, il desiderio del miglioramento fisico e mentale che questa disciplina promette. Ad un esame più profondo possiamo riscontrare in questo interessamento anche la ricerca di benessere interiore e spirituale che abbiamo noi occidentali "moderni". Tuttavia uno dei maggiori punti di forza dell'Hatha Yoga, secondo me, è il suo essere non-ideologico: può essere praticato senza necessariamente appartenere ad una corrente di pensiero o ad una religione in particolare; oppure aderendovi - perchè lo Yoga può essere anche soltanto un'attività ginnica ed ha la necessaria neutralità per adattarsi a qualsiasi impostazione. Naturalmente con il tempo e la pratica grazie ad esso si producono comunque delle profonde e positive modificazioni nel modo di percepire e concepire la vita, ma è possibile rimanere assolutamente libertari e non impegnati fideisticamente ed ideologicamente. La fede può forse manifestarsi, crescere ed perfino indirizzarsi verso un cammino particolare, magari diverso dall'induismo su cui lo Yoga è fondato, tuttavia questa disciplina potrà continuare ad essere un supporto, un compagno di strada, un utile sostegno evolutivo propedeutico a qualsiasi forma di preghiera o di meditazione. Del resto il corpo è simbolo e l'azione su di esso ha una profonda incidenza sull'inconscio e i suoi archetipi. Lo Yoga, lo abbiamo osservato poc'anzi definendo "Hatha", ha proprio come scopo una integrazione fra opposti polari come coscienza e inconscio, spirito e materia, interiore ed esteriore, io e non-io.

giovedì, maggio 17, 2007

I dieci corpi.


Praticamente tutte le scuole filosofiche o esoteriche tendono a dare una propria interpretazione dei piani di esistenza e delle dimensioni che costituiscono l'uomo e il suo mondo. Quella insegnata da Yogi Bhajan, pur avendo affinità con altre visioni d'Oriente, ha specifiche caratteristiche. Per esempio la numerologia: ognuno dei piani, o meglio, dei "corpi" sottili dell'uomo, è associato ad un numero, quindi è possibile un'interpretazione anche numerica sia della costituzione umana che del destino. Inoltre la loro descrizione e concettualizzazione consente un'autoanalisi psichica e spirituale e può guidare nella scelta di particolari meditazioni ed esercizi. Voglio qui tentare di riassumere schematicamente i cosiddetti "corpi" che, dunque, secondo il sistema del Kundalini Yoga sono 10:


1. Anima: il suo centro energetico si trova sulla sommità del capo. Rappresenta l'apertura verso l'Infinito e, dunque, l'umiltà. Chi ha sviluppato questo genere di umile apertura è anche intensamente creativo. Credo non sia errato dire che questo centro o "corpo" è il Sè.
2. Mente negativa: il suo nucleo è situato simbolicamente nella parte sinistra della testa. Rappresenta il legame con qualcosa verso cui si è ricettivi, da cui si prende guida, ispirazione, indirizzo. Naturalmente è importante che questo legame si instauri con idee, persone o cose che non conducano verso i sentieri inferiori dell'esistenza. Per questo motivo la mente negativa equilibrata è anche in grado di percepire i pericoli.
3. Mente positiva: centro sulla parte desta della testa. E' caratterizzata da equanimità e positività. Tuttavia, se non ben sviluppata o armonizzata, la mente positiva può - paradossalmente - essere sovrastata dalle cose negative, avere i paraocchi, chiudersi e non riuscire a vedere le situazioni con humor e con leggerezza.
4. Mente neutrale: sovrasta sulla fronte la mente positiva e quella negativa. Rappresenta le qualità della compassione, della fusione degli opposti, dell'azione al servizio del prossimo. E' imparziale. Se non ben sviluppata, tende a produrre indecisione e ipercriticismo su qualsiasi cosa.
5. Corpo fisico: è proprio quello che indica. Rappresenta la forza, la salute, il benessere. La sua caratteristica è quella di avere una gamma di possibili estrinsecazioni: dalla disciplina e dal sacrificio di sé all'autoindulgenza e all'eccessivo rilassamento. Essendo uno strumento, dipende naturalmente da come lo si usa, però può tendere facilmente ad essere autoreferenziale e a gravitare soltanto su sé stesso e sul suo... comfort.
6. Linea d'Arco: è un'emanazione luminosa e sottile intorno al capo. E' il livello che si sviluppa con la concentrazione, la meditazione, la preghiera, le pratiche Yoga. Conferisce senso di giustizia, intuizione e la capacità di prendere le decisioni corrette. Se non sviluppata mancano l'intuizione e la concentrazione, come può esservi un'eccessiva e irriflessiva impulsività.
7. Aura: emanazione vibrante intorno al corpo fisico. Ha la caratteristica di sollevare, elevare, e se è sviluppata consente l'aiuto verso gli altri proprio nel senso dell'alleggerimento, del sostegno. E' anche connessa con la capacità di amare e con una forte individualità. Se squilibrata può portare a chiudersi nel proprio guscio, a rendersi impermeabili, a incentrarsi soltanto su sè stessi.
8. Corpo pranico: è l'energia in senso stretto. Avvolge anch'esso il corpo fisico e rappresenta la salute, la vitalità, la guarigione. Un buon terapeuta ha un forte corpo pranico. Se questo livello non funziona bene, allora il sintomo principale è la stanchezza, la spossatezza cronica - completamente assente in caso di buon funzionamento.
9. Corpo Sottile: uno dei corpi energetici più esterni e ampi rispetto al fisico. Conferisce la capacità di essere percettivi e penetranti, di discriminare correttamente, di arrivare lontano con l'intuizione concreta delle circostanze, delle cose concrete, delle idee, delle persone con cui si ha a che fare. Se in aspetto negativo conferisce un'innocenza inconsapevole e rozza.
10. Corpo Radiante: come suggerisce il nome, è rappresentato da una emanazione radiante, da "raggi" che vengono emessi dall'interezza della propria costituzione energetica. Se una persona ha un corpo radiante sviluppato fa sentire la sua presenza ovunque: ha un carisma naturale. Altrimenti è ripiegata su sé stessa, manca di autostima, tende a non riuscire, a non imporsi e a non essere neppure notata.

mercoledì, maggio 02, 2007

Kriya Yoga.


C'è un'altra forma di Yoga di cui ho qualche esperienza e che, comunque, ha avuto una profonda influenza su di me: il Kriya Yoga. Ricordo che, adolescente, mi innamorai del libro "Autobiografia di uno Yogi", scritto da Paramahansa Yogananda - emigrato in America dall'India su richiesta dei suoi Maestri per diffondervi lo Yoga. Egli è stato uno dei primi a parlare in Occidente del mondo della spiritualità indiana in maniera approfondita, e i suoi racconti colpiscono per il senso quasi ingenuo del meraviglioso e del mistico. Non solo io ne rimasi colpito, naturalmente, ma prima di me - e dopo - intere generazioni di occidentali vennero ispirate in vario modo dagli scritti di Yogananda e dai suoi insegnamenti. A partire dagli anni 20 del secolo ormai trascorso, forse con una certa influenza della Teosofia che aveva già risvegliato l'interesse dell'Occidente per la spiritualità orientale, la figura di Yogananda con il suo Kriya Yoga divennero sempre più diffusi e popolari (se così si può dire) e molti americani ed europei furono iniziati a certe tecniche meditative e ascetiche. Io stesso, adolescente, mi feci spedire delle lezioni introduttive dalla Self Realization Fellowship, la società fondata da Yogananda in California e poi diretta, dopo la sua morte nel 1952, dalla diretta discepola Daya Mata. Il Kriya Yoga, comunque, viene considerato una tecnica segreta, soprattutto nel senso che non viene diffuso liberamente, ma è soggetto al magistero della SRF, la Casa Madre, cui va chiesta l'iniziazione, il sostegno e il necessario supporto conoscitivo. Voglio subito chiarire che tali insegnamenti vengono impartiti - per quanto ne so - senza scopo di lucro, e vengono sollecitate soltanto offerte secondo la disponibilità di ognuno, anche piccole. Secondo me il Kriya Yoga di Paramahansa Yogananda ha grandi meriti, e lo testimoniano tutti i tentativi di imitazione e di plagio che ne sono derivati. Si può obiettare che una certa visione della santità e dell'illuminazione risulti oggi un pò limitata, in certi punti può non essere in linea con la mentalità moderna (e non è detto che ciò sia sempre e necessariamente un male!). Per esempio si riscontra una certa "sessuofobia", come anche la credenza che la tecnica Yoga di per sé possa condurre allo sviluppo spirituale: tutte cose sulle quali si può discutere e anche non essere d'accordo. Rimane comunque il merito di Yogananda di aver saputo parlare all'Occidente e di aver anche tentato un'integrazione delle culture e delle forme di misticismo presenti nel mondo cercando di rintracciarne il fondo comune, l'unica intenzione sottostante.

giovedì, aprile 19, 2007

Ascesi.


Di solito nelle cosiddette discipline spirituali si compie un percorso di ascesi, di sublimazione. Per esprimerci in termini Yoga si portano le energie verso l'alto, verso i Chakra superiori. Così si apre il cuore, la mente, l'intuizione spirituale, il colloquio con il divino, eccetera. Tuttavia questo tipo di percorso è incompleto e riduttivo, perché poi l'"asceta" deve anche confrontarsi con il mondo e le sue problematiche. Anche nell'ipotesi che egli viva isolato, in eremitaggio, avrà comunque esigenze, ostacoli e decisioni da prendere sul piano della concretezza e della "realtà" che - sia pure relativa e illusoria - conserva le sue priorità e caratteristiche. Quindi, sempre in concetti Yoga, il percorso reintegrativo non può soltanto tendere all'ascesa delle energie, ma anche alla discesa e al potenziamento dei Chakra inferiori, rendendoli atti ad affrontare le sfide quotidiane. Questa idea, in realtà, è abbastanza rivoluzionaria anche per lo Yoga stesso, e coincide con l'interpretazione di Yogi Bhajan e del suo Kundalini Yoga. Questa disciplina, infatti, è molto adatta a chi non si ritira in eremitaggio ma cerca di affrontare e vincere nella realtà di tutti i giorni, con lavoro, famiglia, eccetera. Altrettanto può dirsi del Buddhismo Mahayana, particolarmente nell'insegnamento di Nichiren Daishonin, dove ad una illuminazione e ad un benessere interiore deve poter corrispondere anche una vita esteriore, concreta, positiva e vincente.
Dopo il "solve", insomma, è necessario anche il "coagula"...

martedì, marzo 27, 2007

Unione.


Che cos’è, in definitiva, lo Yoga? Certo, possiamo descriverlo come un insieme di tecniche ginniche e anche meditative, esercizi di respirazione, eccetera. Questo è l’aspetto formale della pratica, ed ha la sua importanza, ma da dove origina tutto l’insieme di conoscenze e di esercizi, da quale intendimento o idea? Io credo che il concetto fondamentale dal quale si sviluppa la disciplina Yoga sia che non esiste una vera separazione fra l’uomo e il suo ambiente: la natura costituisce una controparte polare dell’individuo dalla quale questi non è mai veramente separato. Tutte le cellule del nostro corpo continuamente assorbono e restituiscono energie e materiali scambiandoli con il… cosmo, con l’universo. Semmai è il senso di separatività, la convinzione che il nostro io, la nostra persona, il nostro fisico siano diversi da tutto quanto il resto, la percezione che siamo “separati”, è quel fattore che in parte (o meglio, apparentemente) interrompe il legame con il tutto, e favorisce l’insorgenza di chiusure e malattie sia dal punto di vista fisiologico che psichico, e anche sul piano ontologico-spirituale. “Yoga”, che significa proprio etimologicamente – dal sanscrito - “unione” (in analogia con il nostro “religio” latino, religione, cioè legame) è in fondo il recupero della consapevolezza dell’inseparabilità fra vita e ambiente, e la sua pratica fonda sul cercare di sentire e sperimentare coscientemente questa interconnessione a partire dal corpo fisico e poi, con gradualità, sugli altri piani dell’essere.

martedì, gennaio 09, 2007

Trasformazioni.


Un Blog è anche - forse soprattutto - un diario personale. I miei sono dei "taccuini degli appunti" dove annoto conoscenze, esperienze e idee sugli argomenti che mi interessano. Per questo motivo mi trovo a documentare qui - in questo Blog sullo Yoga e le discipline affini - un processo, una evoluzione della mia ricerca di una disciplina fisica (di cui avverto l'estrema necessità) con la quale possa sentirmi in sintonia, in altre parole che mi piaccia e soprattutto che sia applicabile alla mia vita. Per circa sei mesi dello scorso anno ho praticato attivamente il Kundalini Yoga. E' stato come recuperare una parte del mio passato e delle mie esperienze, perché si tratta di una disciplina che avevo seguito diversi anni fa. Sono molto felice di questo, perché avevo dimenticato certe sensazioni, un certo tipo specifico di benessere, di energia. A dicembre, poi, si è verificata una ulteriore trasformazione: è affiorato un altro periodo del mio passato e delle mie conoscenze, quello relativo agli esercizi cinesi, al Wu shu e al Tai chi chuan. Naturalmente, soprattutto in questo caso, parlo di una conoscenza per lo più dilettantesca, consistente soltanto in alcune parti di certe tecniche. Che succede: si tratta di cicli, di fasi, oppure sto semplicemente recuperando elementi delle mie ricerche passate che, per un motivo o per l'altro, avevo accantonato? Mah! Per ora scelgo di andare dove mi porta il cuore...!