martedì, novembre 13, 2007

Lo Yoga e i Dieci Mondi del Buddha.



Nel buddismo si parla dei Dieci Mondi come di differenti stati di coscienza. I primi sei - denominati Inferno, Avidità, Animalità, Collera, Tranquillità ed Estasi - descrivono i livelli ordinari della consapevolezza oscillanti fra sofferenza e piacere, depressione ed esaltazione: essi sono una descrizione del Samsara, il ciclo di nascita e morte. La caratteristica principale dell'esperienza in questi stati è di essere condizionati dagli avvenimenti e dipendenti dalle circostanze. I quattro Mondi successivi - detti anche i "quattro nobili sentieri" - rappresentano in progressione la libertà e l'indipendenza della consapevolezza, una stabilità interiore rispetto agli eventi della vita: si tratta dei Mondi denominati di "Apprendimento", "Realizzazione", "Bodhisattva" e "Buddhità". Senza entrare nel dettaglio, ma utilizzando questa visione buddista come una guida per comprendere, vorrei fare qualche riflessione sullo Yoga e le discipline consimili. Dal punto di vista dei Dieci Mondi, le tecniche yogiche sono un elaborato e raffinato sistema per rendersi gradualmente indipendenti dai sei stati samsarici: si diventa meno depressi (Inferno) e insoddisfatti (Avidità); le componenti istintuali e fisiologiche (Animalità) vengono disciplinate e poste sotto controllo, come anche l'esaltazione dell'io egoistico (Collera) ai danni degli altri o dell'ambiente. Il Mondo di Tranquillità (detto anche di Umanità) viene equilibrato a favore delle sue componenti ragionevoli e pacifiche e depurato di quelle passive e indolenti; inoltre si diventa meno trascinati anche dalle eccitazioni passeggere (Estasi) e non si indulge nell'uso di stimolanti e droghe consimili.
Lo Yoga, inoltre, essendo una disciplina, si basa fortemente sul primo dei Quattro Nobili Sentieri, l'Apprendimento, dove si studia e si impara dagli altri. Gradualmente si sviluppa il Mondo di Realizzazione, con conquiste ed esperimenti personali, con realizzazioni mistiche e visioni autonome della vita - frutto della propria ricerca personale. A questo punto, però, potrebbe risolversi o concludersi tutto il percorso di queste tecniche, potrebbe delimitarsi il loro ambito. Il Mondo successivo, quello di Bodhisattva (cioè dell'aiuto disinteressato agli altri), è quello degli Istruttori, dei Maestri, o anche - più semplicemente - degli insegnanti. La mia opinione personale è che, al di là delle individuali propensioni, la disciplina yogica in sé pone meno l'accento su questo livello rispetto allo sviluppo delle capacità di Apprendimento e di Realizzazione, riservando a particolari individui oppure ad uno stadio molto avanzato della pratica la piena realizzazione della coscienza del Bodhisattva. Così anche nella Buddhità - sempre secondo la mia personale opinione - esiste un elemento rivoluzionario che non è subito e sempre evidente nello Yoga: quello della Saggezza-Coraggio-Compassione applicate alla vita nel suo complesso, anche quella quotidiana, anche relativamente ad ambiti apparentemente diversi da quello della ricerca spirituale. Un Buddha, il Mondo di Buddhità, non divide fra spirito e materia, fra divino e umano, fra individui straordinari e individui comuni, ma abbraccia in sé l'interezza della vita e, per questo, è gioiosamente aperto a tutti gli individui e tutti i momenti rappresentati dagli altri Nove Mondi. Lo Yoga, io credo, mira come tutte le religioni, le filosofie e le tecniche auto-conoscitive, allo stato di Buddhità - inteso nella sua essenza, anche al di fuori del linguaggio e del contesto buddista, come una condizione di piena felicità. Tuttavia il suo itinerario disciplinare conduce con chiarezza e metodo fino al Mondo di Realizzazione, e questo è già molto, lasciando a successivi sviluppi gli ulteriori ed eventuali salti qualitativi.