lunedì, giugno 15, 2009

La regola del "settanta-per-cento".


Un'interessante regola che talvolta viene consigliata quando si imparano gli esercizi Qigong è quella detta del "settanta-per-cento". Tale regola, in effetti, va benissimo anche per lo Yoga indiano, con il quale le discipline cinesi hanno parecchi elementi analoghi. In sostanza si tratta di questo: nel praticare gli esercizi è importante non strafare, cioè non cercare di portarsi oltre il proprio limite di flessibilità o di resistenza. Al contrario è molto meglio non raggiungerlo questo limite, rimanervi al di sotto: invece di raggiungere il 100% delle proprie possibilità, è meglio praticare portandosi soltanto fino al proprio 70%! Soltanto con la costanza, l'intelligenza e l'equilibrio in ciò che si sta facendo si assimila correttamente e si migliora, crescendo e ampliando i propri limiti, non con lo sforzo brutale. Personalmente mi è capitato diverse volte di constatare che gli esercizi ginnici da palestra, quelli occidentali (non quelli che risultano da rielaborazioni delle tecniche orientali come lo stretching), sono generalmente caratterizzati da sforzo e ripetitività - già da questo si intuisce la visione del mondo che ne è alla base: il corpo è una macchina, e come tale viene esercitato; la psiche interviene in questo processo solamente con il suo potere di direzionare lo sforzo e di sostenere la durata dello stesso e la resistenza. Non ha valore l'esercizio in sé, bensì l'obiettivo da raggiungere: la tonicità muscolare, lo "scarico" delle energie nervose, eccetera. Le pratiche orientali hanno caratteristiche piuttosto diverse: ogni esercizio va apprezzato istante per istante - focalizzando non tanto sulla resistenza quanto sulla percezione e l'apertura alle sensazioni anche interiori oltre che fisiche. Senza sforzarsi, ma rimanendo al di sotto delle proprie possibilità, gradualmente si trasforma il proprio assetto fisio-energetico, ci si modifica, si assimila completamente il senso di ciò che si sta facendo, si acquisisce quella moderazione e quell'equilibrio che - sul piano del corpo - sono i corrispettivi di ciò che la saggezza è sul piano spirituale.

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